Vorremmo poterci rivolgere a tutti, tentiamo di aiutare molti, riuscire a sostenere qualcuno è un successo per noi. Il nostro Progetto è ben definito e si rivolge ad un target ben delineato: soggetti con patologie croniche associate a disagio sociale. Pertanto il percorso obbligato richiede un intervento sia a livello medico sia a livello di assistenza sociale. I nostri ospiti non sono solo persone, sono storie: essendo prevalente un disagio sociale la situazione di ogni individuo viene studiata e collocata nei tempi e nei modi opportuni a garantire la migliore accoglienza possibile.
Alcune delle nostre storie (con nomi rigorosamente di fantasia):
Alberto – con due figli e una moglie.
E’ entrato nella ns. struttura dopo che è stato dimesso dall’ospedale, era una persona che parlava spesso di poter tornare con la moglie e una delle figlie che abitavano nella stessa casa. Veniva una delle figlie una volta ogni tanto, la moglie mai, nemmeno quando capitava che fosse ricoverato in ospedale andavano a trovarlo. Soffriva molto la mancanza di affetto della famiglia, ma trovava comunque sollievo, credo, nel parlarne con altri ospiti della Casa, ospiti con i quali aveva legato di più, con i volontari, con gli operatori, si capiva che aveva bisogno, specialmente in alcuni periodi particolari, di sfogare la sua amarezza di persona gravemente ammalata e senza l’affetto dei suoi.
Igor – Straniero
Lontano da tutti i suoi cari; era una persona di 40 anni, con un temperamento dolcissimo e un sorriso meraviglioso, che è venuto a mancare nella ns. casa attorniato dalla comunità di amici della sua nazionalità, scortato, in un accompagnamento simbolico da tutti noi fino al cancello dell’associazione al momento della sua uscita dalla ns. vita.
Umberto (quasi ottantenne)
Aveva un figlio con il quale aveva un pessimo rapporto: entrato da noi, il figlio è venuto pochissimo a trovarlo, nonostante U. lo chiamasse molto spesso, non rispondeva nemmeno al telefono. E’ poi stato inserito in RSA e, a distanza di tempo, abbiamo saputo che ha instaurato un rapporto di affetto con una signora ospite della struttura dove si trova. Ora forse è sereno e avverte meno la mancanza del figlio.
Natalia (anni 50)
Natalia lavorava presso una signora quasi novantenne con la quale si trovava molto bene: era trattata come una figlia; ad un certo punto Natalia si è ammalata molto seriamente ed è stata ricoverata in una struttura fuori della città dove lavorava. Mentre N. si trovava in ospedale la signora che accudiva è venuta a mancare. Una volta uscita dall’ospedale Natalia si è trovata sola, in una nazione straniera, senza una casa, senza uno stipendi.
L’Assistente Sociale ha pensato alla ns. struttura e così è stata ospite da noi diversi mesi, nei quali la abbiamo aiutata a fare tutti i documenti che servivano, la abbiamo anche consigliata, insomma, ci siamo presi cura di lei e ora, che è tornata da tempo nella sua nazione di origine, spesso la sentiamo ed è sempre un piacere.